
Negli ultimi tempi, le autorità garanti della protezione dei dati in Europa hanno intensificato la vigilanza sui proprietari di siti web, in particolare sull’uso dei cookie banner e sulle numerose situazioni di mancata conformità.
È recente il caso del Garante spagnolo che, con il provvedimento EXP202211953 di novembre 2023, ha sanzionato con 12mila euro comportamenti scorretti legati all’uso di “dark patterns”, all’assenza di una cookie policy adeguata e al mancato blocco preventivo dei cookie.
Anche il Garante Privacy italiano ha manifestato perplessità analoghe, mettendo in guardia contro pratiche scorrette o abusi, come i dark patterns, nei cookie banner.
Ne avevamo già parlato in questo articolo dedicato al Registro dei Consensi Cookie e ai Cookie Banner.
Questi stratagemmi, progettati per aggirare la normativa, spingono gli utenti a condividere più dati personali di quanto desiderino, inducendoli ad accettare i cookie. Così si distorce l’autenticità del consenso raccolto e si espone il sito al rischio di non conformità.
Questa situazione crea un crescente rischio di sanzioni per aziende di ogni dimensione. Anche chi, inavvertitamente, si affida a fornitori non aggiornati o — peggio — mette in atto queste pratiche nonostante i rischi, non è esente da conseguenze.
Un malcostume grave e diffuso
È ormai accertato che le pratiche di dark pattern costituiscono una violazione grave, non conforme e sanzionabile.
Cos’è esattamente un “dark pattern”?
Per dark pattern si intendono interfacce o elementi di esperienza utente pensati per manipolare il comportamento degli utenti e condizionarne le decisioni nell’utilizzo di siti, app e social network. Spesso portano l’utente a dare consensi o dati personali senza vere alternative, contrariamente a quanto previsto dalla legge.
Un esempio esplicito: una checkbox già spuntata su “accetto”, senza possibilità di scelta, è un dark pattern.
Le linee guida individuano diversi tipi di dark pattern:
- Sovraccarico: si propongono troppe opzioni, domande ripetute o lunghe sequenze di scelte, così da stancare l’utente e spingerlo a cedere più dati di quanto vorrebbe.
- Occultamento: l’interfaccia distrae o nasconde informazioni rilevanti sulla privacy.
- Stirring: si gioca sulle emozioni o su effetti visivi per orientare le decisioni.
- Ostacolo: si creano difficoltà nell’esprimere il rifiuto (ad esempio impostazioni di privacy nascoste, o informazioni fuorvianti sull’effetto delle scelte).
- Incoerenza: il design non consente di compiere agevolmente le azioni desiderate perché instabile o poco chiaro.
- Oscurità: opzioni sulla privacy sono nascoste, poco leggibili o scritte in modo ambiguo/contradittorio.
Accanto al problema dei dark pattern, cresce l’attenzione verso il blocco preventivo dei cookie, che molti banner promettono ma non applicano davvero.
Nel caso del Garante spagnolo è stato sanzionato proprio il mancato blocco preventivo, ovvero la presenza di cookie di terze parti installati prima di aver ottenuto il consenso dell’utente.
Molti siti non applicano un blocco davvero efficace di cookie e tracciatori (es. Facebook Pixel, LinkedIn Pixel, Google Ads, ecc.) esponendosi così a rischi di non conformità e a sanzioni rilevanti.
Il GDPR — regolamento europeo sulla protezione dei dati — impone regole severe sulla raccolta e il trattamento dei dati personali: la mancata osservanza può comportare sanzioni fino al 4% del fatturato globale dell’azienda.
I pericoli dei Dark Pattern e l’importanza del Blocco Preventivo
Con il crescente rigore dei Garanti, continuare a usare banner non conformi o “trucchetti” per aggirare le regole è sempre meno sensato. I rischi sono economici, reputazionali, etici e di natura pratica.
Perché complicare l’esperienza utente e spingere il consenso “per sfinimento”? Rendere difficile rifiutare non solo non tutela la privacy, ma mina la fiducia e può avere conseguenze serie.
Anche se le agenzie di marketing possono spingere per l’installazione di tracciatori, la responsabilità legale ricade comunque sull’azienda committente.
Finora il “blocco preventivo” era l’elefante nella stanza. Se l’approccio più comune è stato il dialogo, oggi è evidente il cambio di rotta dei Garanti europei: la tolleranza è finita.
Non è più il momento di sperare nell’impunità: è tempo di conformarsi davvero.
Basta poco per ritrovarsi con una sanzione pesante (magari solo per un banner non conforme!), perdere reputazione e fiducia dei clienti.
Cosa dovrebbero fare i Proprietari di Siti Web
Per evitare conseguenze gravi, serve un approccio proattivo e conforme alla normativa. Ecco i punti chiave:
- Verifica e aggiornamento del cookie banner: assicurati che sia chiaro, trasparente e semplice, e che dia davvero la possibilità di accettare, rifiutare o personalizzare le preferenze — senza ambiguità o forzature.
- Applica il blocco preventivo reale: tutti i cookie di terza parte vanno bloccati fino al consenso esplicito dell’utente. Un blocco solo “apparente” non basta: è richiesta un’azione concreta.
- Analizza e attua audit periodici: controlla regolarmente il sito per identificare e correggere problemi di privacy. Puoi richiedere la nostra verifica di conformità qui.
- Scegli soluzioni affidabili: il banner deve bloccare davvero i cookie, evitare design manipolativi e offrire un’assistenza tempestiva. My Agile Privacy è multi-recensito per questi aspetti (vedi recensioni).
Proteggi la fiducia dei tuoi clienti e la sicurezza della tua azienda scegliendo il nostro banner di gestione del consenso, My Agile Privacy. Con la nostra soluzione, garantisci la conformità a Cookie Law, GDPR e alle disposizioni del Garante.